Testimonianza

Il mio percorso dalle Arti Marziali alle tecniche di Light of Life Longevity®.

(da uno scritto del 2011)

Guardare il cielo, con le sue nuvole ed i suoi colori
Ascoltare il vento che passa tra le foglie degli alberi
Bere un sorso d’acqua fresca

Ho iniziato a praticare karate sportivo nel 1980, quasi per gioco o per misurare quello che sarei riuscito a fare od anche per un confronto con gli altri: cosa si prova quando si deve combattere? quando si deve combattere, un combattimento sportivo, anche in maniera non proprio reale, ma simulata e con delle regole tali da non correre troppi rischi?
La cosa che evidenzio oggi, dopo 31 anni di pratica – di cui 23 di insegnamento (dal 1988) – e dopo aver provato altre discipline diverse ma sicuramente complementari, è che questa strada (do = la via, l’arte) mi ha sicuramente portato verso la consapevolezza: è stato un viaggio lungo e non sempre facile, inizialmente solo perché mi piaceva, poi perché quello che praticavo ha iniziato ad appassionarmi, e lentamente ma costantemente ho preso sempre più coscienza di quello che stavo costruendo , ho cominciato a vedere che cos’è l’uomo in me stesso ed anche negli altri, altri che sono stati i miei compagni di viaggio, amici, maestri, allievi, che con le loro caratteristiche, i loro pregi ed i loro difetti condividevano con me la loro strada.
Alla pratica degli allenamenti ho associato la lettura di centinaia di libri, sono sempre stato curioso di conoscere i motivi, le ragioni ed anche il pensiero degli altri. Ho abbinato testi di metodologia e di tecnica ad altri di filosofia o anche di poesia, tutto è interessante ed è difficile a volte coglierne l’essenza. La conoscenza si conquista a caro prezzo, e quando credi di aver finalmente capito ti accorgi che devi rivedere qualcosa, oppure tutto perché la situazioni è diversa. Ho così imparato a dubitare, a verificare e ad essere sempre pronto a rivedere le mie idee e le mie convinzioni.
“Le cose per ora mi sembrano così! Fino al momento in cui qualcosa mi farà cambiare idea.”

La filosofia taoista ed orientale in genere ci insegna che nulla è stabile, tutto è in continuo cambiamento. Leggere e meditare il testo de “I ching” è una delle cose più interessanti che si possano fare. Leggere e rileggere quelle pagine è istruttivo e porta alla considerazione del simbolo, del significato nascosto delle cose, ma anche alla comprensione dell’armonia più o meno evidente nelle cose che ci circondano e nei fatti che ci accadono.

Dal 1996 ho cominciato a studiare ed a praticare sempre più assiduamente tutto quello che riguarda la parte interiore dell’uomo, partendo dalla considerazione che la pratica assidua e costante porta verso la tranquillità della mente, il benessere fisico e la salute del corpo, lo sviluppo ed il progresso di quello che c’è all’interno di noi stessi, non voglio parlare di spirito o di anima, ognuno di noi ha concetti e convinzioni diverse di questi termini, io mi riferisco a quello che penso (pensiero) ma anche a quello che provo (sentimenti ed emozioni) e che sento (sensazioni ed intuizioni). A questo punto ho iniziato con le meditazioni, partendo dalla propriocezione e dall’auto-rilassamento fino ad arrivare alle visualizzazioni, alle tecniche di respirazione ed alla percezione della propria energia vitale. Contemporaneamente ho iniziato lo studio del kung-fu e del tai chi. Queste sono le origini e l’alto livello delle arti marziali, l’arte espressa con il movimento ed il gesto tecnico ma anche con alcune componenti difficili da descrivere ed indefinibili nella loro sostanza che fanno parte di quelle caratteristiche che vanno al di la del normale per poter finalmente sconfinare nell’artistico, dove l’uomo incontra finalmente la sua essenza.

Ed è a questo punto, dopo una lunga ricerca, che arrivano i frutti inaspettati, le arti marziali non sono più utilizzate per il combattimento, per il confronto e per lo scontro, ma diventano arti di longevità dove quello che veramente importa è il nostro benessere, sia mentale che fisico, quando ci si accorge che alzarsi al mattino non è un dramma, ma è un piacere andare verso la giornata che ci aspetta e verso anche la nostra pratica giornaliera.

Riuscire a portare i risultati della nostra pratica giornaliera nella realtà di tutti i giorni è alla fine la cosa più gratificante, ma anche la più difficile da realizzare. Il momento in cui si esce dal laboratorio, dal dojo, dove si è provato e sperimentato, e si affronta il mondo esterno, senza protezioni o situazioni agevolate, con tutte le difficoltà che si presentano nelle esperienze quotidiane nel confronto con gli altri ed anche, soprattutto con noi stessi.

Infine l’insegnamento porta alla condivisione con gli altri di quello che a fatica si è riusciti ad imparare ed a realizzare, è il mostrare, e solo il mostrare, la strada da percorrere agli altri nostri compagni per arrivare a questo benessere fisico e a questa tranquillità interiore che sempre più ci serve nei nostri tempi moderni, dove la fretta e gli affari non ci permettono più di gustare le cose semplici ma essenziali della vita e pregiudicano un equilibrato rapporto con la natura.

Poi la via, la strada, ognuno se la deve percorrere da se, con le sue gambe, non c’è nessuno, proprio nessuno, che lo possa fare al posto nostro.

Marco Caliari

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